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La Rai racconta l'Italia: 1924-2014 Una mostra per raccontare la storia attraverso Radio e televisio

La Rai racconta l'Italia: 1924-2014 Una mostra per raccontare la storia attraverso Radio e televisio

Autore: Nostra inviata Susanna Schivardi
Data: 24/01/2014 08:38:45

Conferenza stampa presso la Rai di Viale Mazzini, per presentare la mostra al Complesso Monumentale del Vittoriano dal 31 Gennaio al 30 Marzo, e che continuerà dal 29 Aprile al 15 Giugno presso la Triennale di Milano. Per raccontare, attraverso immagini, documenti, video e costumi, la storia della Radio e della Televisione Italiane.

Una storia passata attraverso la Guerra, i Partiti, le scoperte scientifiche e la trasformazione della televisione come mezzo di comunicazione, che soprattutto negli ultimi anni si è dovuto adattare alle nuove metodologie e i nuovi strumenti per divulgare informazione. Sono intervenuti i massimi vertici dell’azienda: Luigi Gubitosi, Anna Maria Tarantola, Costanza Esclapon, Barbara Scaramucci e Alessandro Nicosia, realizzatore della mostra. Quest’ultima si sviluppa attraverso grandi temi toccati da radio e  televisione, come lo sport, l’intrattenimento, la cultura, la scienza, la politica e il costume, tanti percorsi realizzati in concomitanza con l’enorme ricchezza del materiale video Rai, come ha sottolineato Barbara Scaramucci, responsabile delle Teche Rai.

Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi hanno sottolineato l’importanza di allinearsi e adattarsi ai nuovi mezzi imposti dall’uso del web, attraverso cui sono i giovani stessi ormai a farsi i palinsesti. Lo stimolo essenziale è proprio quello che ci deriva dal passato, la risorsa documentaristica chiusa nei magazzini dell’azienda e riproposta in versione digitale, con grande sforzo ma anche con grandi risultati. A parlare sono stati anche i maggiori esponenti di una storia televisiva che ha fatto anche la storia d’Italia, sociale ed economica.

Piero Angela ha curato la sezione Scienza e con parole affettuose ha onorato questo impegno che lo ha coinvolto “soprattutto oggi, la Rai, cambiando le modalità ma non il ruolo, ha l’enorme compito di continuare ad informare”. Per la sezione società Piero Badaloni ha prestato il suo contributo. “La televisione ha influito tantissimo sulla società, come servizio pubblico che continua a svolgere e tra le tante scelte che avevo davanti, ho anche colto l’occasione di riproporre il monologo suggestivo e brillante di Benigni sulla Costituzione Italiana, il simbolo di una continuità di ruolo e istituzione come mezzo di informazione, quello appunto della televisione”.

Bruno Pizzul ha curato la sezione sport, chi altri se non lui, e ha commosso gli animi quando ha nominato alcune delle grandi glorie sportive d’Italia, “in maniera ingenua e acritica ho fatto le mie scelte, optando per le vittorie, i momenti belli e ignorando volutamente quelli meno esaltanti”.

Armando Plateroti, per la sezione economia, ha ricordato come la televisione abbia raccontato gli anni’40, le rivolte, l’industrializzazione, i robot e i microchip che hanno determinato l’evoluzione del costume italiano. Per la sezione spettacolo è stato ingaggiato Emilio Ravel che attraverso una scelta anticonformista ha voluto fare il suo piccolo capolavoro di scelte artistiche. “Che cosa può raccontare al meglio la storia dello spettacolo italiano? Ci ho riflettuto molto, poi ho pensato ai comici. Le facce espressive e anche tragiche dei comici. Non me ne vogliano quelli che ho scartato.

Il comico rappresenta una lunghissima tradizione che parte dall’epoca etrusca e arriva fino alla Commedia dell’Arte fino ai nostri grandi personaggi che attraverso il riso e il pianto raccontano l’Italia”. Hanno terminato Marcello Sorgi, per la Radio, e Bruno Vespa per la sezione politica, che ha messo in scena gli anni caldi delle tribune politiche, lo spazio dedicato ai Partiti sul quale nessuno aveva da ridire, tranne Berlinguer, fino al ’76 quando il Tg 2 ha segnato una grande svolta nell’informazione e non ha potuto omettere il ’95, anno in cui Porta a Porta ha aperto la strada alla nascita del profluvio di programmi politici che vediamo oggi. “La televisione ha raccontato la Prima Repubblica –conclude Vespa - ha visto la fine della storia della Seconda, vedremo con la Terza. Ma anche se arriveremo alla centesima Repubblica, la Rai ci sarà sempre”.

 

 


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